sabato 8 luglio 2017

Le nuove previsioni per la futura spesa pensionistica



Torniamo a parlare brevemente di pensioni.
In questi giorni sono infatti uscite le nuove previsioni della Ragioneria Generale dello Stato relative alla spesa pensionistica (e socio-sanitaria):
Le tendenze di medio-lungo termine del sistema pensionistico e socio-sanitario. Le previsioni della ragioneria generale dello stato aggiornate al 2017

"La Ragioneria Generale dello Stato (RGS) - riportiamo dalla pagina del rapporto - redige annualmente un rapporto nel quale si illustrano le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario. Tali tendenze vengono analizzate sulla base delle previsioni effettuate con i modelli della RGS. Le Anticipazioni del Rapporto n. 18 illustrano le previsioni elaborate con i modelli aggiornati a maggio 2017 a seguito della diffusione, come preannunciato in sede di DEF 2017, delle nuove previsioni demografiche Istat a fine aprile 2017, le quali costituiscono parte integrante dello scenario nazionale base, nonché della trasmissione a fine maggio 2017 del nuovo quadro demografico e macroeconomico definito in ambito europeo per il nuovo round di previsione delle spese pubbliche age-related (scenario EPC-WGA baseline)."

A fine aprile 2017, Istat ha aggiornato le previsioni demografiche con base 2016, previsioni che sono utilizzate proprio per costruire la stima sull'andamento della spesa pensionistica futura.
Il nuovo rapporto, quindi, recepisce questo aggiornamento, e le maggiori differenze (rispetto alle previsioni precedenti) derivano dalle variazioni delle previsioni demografiche.

Le variazioni più significative riguardano le ipotesi relative ai flussi netti di immigrati: nelle precedenti previsioni si stimava un flusso annuo di 209 mila unità, il nuovo valore si ferma a 154 mila unità. Tale contrazione è particolarmente forte nei prossimi venti anni: 155 mila unità all'anno di media, contro 233 mila.




Facciamo notare che tali variazioni non riguardano tanto il numero di 'arrivi', rimasti abbastanza stabili, quanto le 'partenze'. In pratica, gli esperti chiamati da Istat a stimare gli andamenti futuri, prevedono che continueranno le 'fughe' degli italiani (e non solo) verso l'estero. Da qui un minor flusso netto.






Nella tabella qui sotto, sono riportate le variazioni delle nuove previsioni sui vari indici.


L'indice di anzianità (rapporto percentuale tra popolazione anziana - sopra 65 anni - e popolazione in età lavorativa - 15-64 anni) risulta strutturalmente più elevato: 280% , dopo il 2040, contro il 265% precedente. L'Italia del futuro sarà ancora più 'anziana' di quanto si prevedeva.


La riduzione del tasso di immigrazione netta, e quindi la riduzione della popolazione, si riflette, riducendolo, sul tasso di crescita degli occupati; questo riduce a sua volta il tasso di crescita della produttività, e quindi del PIL.
La minore crescita del PIL determina anche una riduzione dei tassi di sostituzione delle pensioni future, in altre parole, degli importi pensionistici futuri (visto che tali importi sono strettamente legati, tramite il nuovo sistema contributivo, alla 'capitalizzazione' - contabile - dei contributi versati proprio attraverso la crescita del PIL).
In poche parole, le pensioni contributive future, saranno sempre più povere.

Tutte queste differenze comportano importanti variazioni sull'andamento della spesa pensionistica su PIL. Con ovvie conseguenze sulla sua sostenibilità.
Qui sotto le differenze nello scenario nazionale (in azzurro lo scenario nazionale base precedente - in blu il nuovo scenario con l'aggiornamento delle nuove previsioni sulla popolazione), che include le ipotesi e le previsioni demografiche Istat sopra-descritte.


Oltre alle previsioni dello scenario nazionali, sono inoltre disponibili anche quelle dello scenario EPC-WGA, con differenze ancora più marcate.



Aggiungo qualche informazione utile per comprendere meglio quest'ultimo grafico.
La figura rappresenta come detto la previsione della spesa pensionistica su Pil secondo lo scenario EPC-WGA. Queste previsioni vengono prodotte ogni tre anni dal Economic Policy committee – Working group on Ageing per monitorare l'andamento della spesa pubblica relativa alla popolazione più anziana (age-related): l'ultima previsione era quella del 2015, la prossima sarà quella del 2018; le ipotesi per questo scenario sono però già state delineate e consegnate a maggio di quest'anno.
E sono qui rappresentate dalla curva blu (confrontate con quelle precedenti, 2015, in azzurro).
Va segnalato che le previsioni della popolazione, attraverso le quali questo scenario è poi costruito, in questo caso sono affidate a Eurostat (in collaborazione, per l'Italia, con Istat).
Le previsioni Eurostat prevedono una contrazione dei flussi migratori netti di circa il 50% nei primi 25 anni del periodo di previsione (quindi con riduzione anche maggiori rispetto a Istat).
Le variabili del quadro macroeconomico sono invece preparate dalla Commissione e queste prevedono nel prossimo decennio un andamento addirittura negativo dell'andamento della produttività totale dei fattori.
Da questa deriva una contrazione della crescita della produttività in generale, componente essenziale della condizione di 'equilibrio' della spesa su pil, oltreché, come visto, dell'entità delle pensioni future.
Le previsioni della commissione prevedono infine un peggioramento anche del tasso di disoccupazione.
Il risultato di queste diverse IPOTESI utilizzate in ambito europeo è una crescita molto rapida della spesa pensionistica su pil già a partire dal 2020 (quando gli effetti della riforma Fornero saranno ormai vanificati dalla crescita della popolazione pensionata, e dal calo del pil - o dovremmo dire mancata crescita del pil).
In sostanza, nel 2040 la spesa pensionistica su pil arriverà al 18,5% rispetto 16% delle previsioni precedenti.

Queste variazioni vanno poi a determinare la spesa 'sociale' complessiva.
Nello scenario nazionale...


..o in quello EPC-WGA.


Abbiamo molto dubbi sulla bontà delle previsioni della Ragioneria Generale dello Stato; in futuro proveremo a trattarli nel dettaglio. Ma in qualsiasi caso, se dobbiamo considerare queste previsioni per gli scopi per cui sono create, ovvero per valutare la sostenibilità del sistema pensionistico, il quadro è molto preoccupante.

Ma ci torneremo con più calma.


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